Da Foligno a al bambino guarito dalla leucemia che non può tornare a scuola. Ci stiamo per caso “involvendo”?

Foligno
Immagine dal web

Da qualche giorno mi sono ripromessa di scrivere qualcosa sui fatti di Foligno, del maestro, se così può essere degno di essere chiamato, che ha messo all’angolo un suo alunno di pelle nera dicendo al resto della classe di guardare quanto fosse brutto. Questo, a detta di genitori e alunni è solo uno dei riprovevoli  comportamenti del suddetto, perché a quanto pare, alla sorella minore del bambino di cui sopra, avrebbe chiesto di poter essere chiamata scimmia, in quanto il suo vero nome  fosse per il tale troppo lungo.

Scoppiata la notizia, il “maestro” si appresta a giustificare il tutto dicendo di aver voluto fare degli esperimenti sociali.

Esperimenti sociali? Umiliare dei bambini in modo plateale ora si chiama “esperimento sociale”? E quale sarebbe stato lo scopo? Personalmente spero che a tal signore non venga più concesso di entrare in nessuna scuola.

Essere maestro, non solo significa istruire le nuove generazione, ma anche educarle alla vita ed essere un modello da prendere ad esempio. Quale sarebbe da costui l’esempio da prendere?

Penso a quanto quelle creature si siano sentite ferite e mortificate e al tipo di messaggio che è stato dato ai compagni.

Fare degli esperimenti necessita di seri studi alle spalle e del rispetto dell’etica, senza danneggiare nessuno, figuriamoci dei bambini.

Possiamo quindi parlare di cattiveria, ignoranza e razzismo. Si, perché questo dobbiamo pensare. Soprattutto negli ultimi tempi non sentiamo altro che di discriminazioni fatte con cattiveria, giustificate con colpe altrui che ancora non riesco a vedere. E non mi riferisco solo agli stranieri, che pare siano il male del nostro paese. Mi riferisco anche ad altre categorie, come coppie omosessuali non libere di poter passeggiare mano nella mano, di bambini immunodepressi che non possono rientrare a scuola perché i genitori dei loro compagni non vogliono vaccinare i figli, di donne uccise o maltrattate perché ritenute proprietà di uomini violenti.

Parliamo di casi in cui ignoranza, cattiveria e “tuttologia” costituiscono un pericoloso mix in cui sempre più persone vengono incastrate. Come se il genere umano fosse destinato ad una costante regressione civile ed intellettuale.

Allora mi chiedo cosa poter fare nel mio piccolo, come poter agire per dare un contributo in direzione contraria.

Mi piacerebbe pensare che tutti noi potessimo avere un ruolo nel mondo, non solo professionale, e un posto felice di diritto da coltivare doverosamente nell’interazione con gli altri. Il mio ruolo professionale, quello di psicoterapeuta, vorrei continuare ad usarlo per aiutare le persone ad essere libere dalle proprie catene mentali e a liberarsi dalla schiavitù di persone che vogliono renderle “piccole” e “cieche”.

E torno indietro alla mia infanzia, ripenso alla mia cara Maestra che era anche una madre, che con tanto affetto ha accompagnato me e i miei compagni in cinque importanti anni della mia vita, lasciando indelebilmente preziosi strumenti di vita che ancora fanno parte della mia quotidianità. E mi dispiace sapere che non tutti possano avere la fortuna di crescere accanto a persone così competenti e umane.

Sono solo riflessioni le mie, ma è importante per me condividerle con voi.

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